È il lavoro e più specificamente l’emancipazione femminile all’interno del mondo lavorativo la chiave di volta nella lotta alla violenza di genere ed è questo il punto di partenza di un tavolo sulle politiche di genere in ambito giuslavorativo che ha avuto un suo primo avvio in occasione dell’8 marzo nella Sala della Resistenza del Palazzo Duale di Massa.
L’iniziativa è partita dalla consigliera di parità provinciale, Diana Tazzini, che ha coinvolto le diverse realtà che, a vario titolo, quotidianamente affrontano le dinamiche del lavoro femminile o hanno a che fare con la violenza di genere. Si è trattato, come ha sottolineato la consigliera, di un primo momento di riflessione, in attesa dell’avvio dei lavori ufficiali del tavolo con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, a cominciare dalle parti sociali.
Sono intertenuti, tra presenze fisiche e on line, Stefania Dini, dirigente Arti servizi per il lavoro Pisa e Massa Carrara, per la Rete antiviolenza provinciale Francesca Menconi, Cif Carrara, Angela Simonelli Società della salute della Lunigiana, Ilaria Tarabella associazione Arpa Massa Carrara, Anna Maria Venezia, Ispettorato del lavoro, Antonio Curti della direzione regionale INPS Toscana e Alessandra Andrei, Presidente Comitato Imprenditoria Femminile Camera di Commercio. Per la Provincia di Massa-Carrara ha partecipato ai lavori Elisabetta Sordi, vice presidente con delega alle parti opportunità.
“Per le persone provenienti da realtà di violenza – ha detto in apertura Tazzini – l’emancipazione passa dal lavoro e dalla possibilità di conciliazione dei tempi di vita, sempre difficili in un contesto che porta a considerare ancora come prettamente femminile il lavoro di cura. La pandemia ha poi acuito certe problematiche a partire dalla violenza endofamiliare, con le vittime costrette alla convivenza con i loro carnefici. Il Covid inoltre ci ha insegnato che sono state soprattutto le donne ad essere le più colpite dalla perdita di lavoro durante l’emergenza e questo proprio a causa della gestione dei tempi di vita”.
Un dato questo confermato da Antonio Curti della direzione Inps Toscana che nel suo intervento ha posto in evidenza il fatto che ad esempio se rispetto alla cassa integrazione ordinaria, che riguarda il panorama delle grandi industrie, la maggioranza ha riguardato gli uomini, per quanto riguarda quella in deroga, ovvero relativa alle aziende con meno di 15 dipendenti, che costituiscono comunque la stragrande maggioranza del tessuto connettivo economico, le donne sono in pratica il doppio rispetto agli uomini.
“L’emancipazione vera- ha poi precisato la consigliera di parità – ha bisogno di un cambiamento di prospettiva che è soprattutto culturale, che quindi non può prescindere dal mondo della scuola, e che passa non da una suddivisione di ruoli rispetto al lavoro di cura ma da una condivisione o meglio una distribuzione dei carichi naturali i questo impegno”.
Una strada ancora lunga da percorrere, come ha sottolineato Anna Maria Venezia, che registra una gestione fallimentare certificata da organismi come la Commissione europea, che ha posto in risalto come nessuno stato membro abbia realizzato adeguate politiche di genere, o come l’Oil, l’organizzazione internazionale del lavoro che ha sottolineato l’impatto limitato della legislazione in materia di parità di genere nel lavoro, giudicata insufficiente e spesso inadeguata. Accade quindi che se da una parte una donna ha il 30% di possibilità in meno di entrare nel mercato del lavoro rispetto a un uomo ha però una maggiore possibilità di avere una bassa retribuzione che porta a una sostanziale contrazione del reddito femminile, “un fenomeno perverso e comunque tollerato” come ha osservato l’Oil.
“L’obiettivo di un lavoro dignitoso per entrambi i generi è uno di quelli contenuti all’interno dell’Agenda 2030 dell’Onu – è stato detto – ed oggi è una delle direttive presenti in tutti gli obiettivi del Pnrr che quindi costituisce un’opportunità da cogliere”.
Sugli strumenti già in opera si è soffermata Stefania Dini, dirigente Arti dei servizi per il lavoro di Pisa e Massa-Carrara: “In particolare da settembre 2021 abbiamo attivo un bando che consente di finanziare misure per l’inserimento lavorativo di donne in carico ai servizi sociali”. Una settantina le domande già evase destinando il 45 % dei fondi stanziati (6 riguardano la Provincia di Massa-Carrara). Esiste poi, sempre a livello regionale, un tavolo legato alla progettazione di misure relative alla conciliazione dei tempi”.
Sull’importanza dell’avvio del tavolo sulle politiche di genere è poi intervenuta a chiusura della riunione la vicepresidente della Provincia, Elisabetta Sordi: “Grazie a tutte le realtà che vi sono presenti e alle rispettive competenze sarà possibile procedere con un impegno a 360 gradi che ci potrà offrire spunti concreti su cui lavorare: la Provincia di Massa-Carrara vuole esserci con le proprie competenze e le risorse possibili”.