Dall’incontro con i vertici dell’UPI il futuro delle Province

Ha evocato il nome della sala che ospitava l’incontro al palazzo Ducale di Massa sullo stato attuale e sul futuro delle province: “Il 2018 è l’ultimo anno di resistenza – ha detto aprendo i lavori il presidente della Provincia di Massa-Carrara, Gianni Lorenzetti. I prelievi dello stato dalle nostre casse e la revisione della spesa ci hanno costretto a bilanci tecnici, messi in piedi grazie anche alla vendita del nostro patrimonio e deviando i ricavati dalla loro destinazione naturale, gli investimenti, a favore della spesa corrente. Un’inversione di tendenza c’è stata con la legge di bilancio2018, ma le risorse non sono ancora sufficienti. Anche quest’anno sarà un bilancio tecnico: non so se riusciremo a garantire la manutenzione ordinaria, come lo sfalcio dell’erba lungo le strade. Ma è l’ultimo anno che possiamo resistere, occorre una svolta. Approvare il bilancio ci permetterà di accedere alla prima annualità di finanziamenti per la manutenzione delle strade (600 mila euro) e  accedere ai fondi Bei per le scuole.

Lo smantellamento delle province voluto dalla riforma Delrio ha indebolito le province ma anche i comuni, possiamo uscire da questo pantano se restiamo tutti insieme, indipendentemente dalle appartenenze, perché scuole e strade non sono di destra o di sinistra. Il nuovo governo dovrà garantire la stessa capacità interlocutoria dimostrata dall’attuale esecutivo in questi mesi”.

I dati della situazione finanziaria della nostra Provincia li ha forniti Piero Antonelli, direttore generale dell’Unione delle province: “La Provincia di Massa-Carrara nel 2018 a fronte di tagli per 17 milioni e 400  mila euro riceve contributi per 9 milioni e 300 mila euro, con uno sbilancio pari a 8 milioni di euro: sono soldi che, trattandosi di prelievi, vengono tolti al territorio e quindi alle spese che la Provincia svolgeva. Potrà accedere a finanziamenti da qui al 2023 per la manutenzione delle strade per 600 mila euro nel 2018 e per 1,5 milioni annui negli anni successivi. In più potrà accedere, per i 35 edifici scolastici, per il triennio 2018-2020, al fondo da 1 miliardo e 700 milioni, con riserva alle province che in Toscana arriva al 40%”.

Sul fronte istituzionale, ripartendo dal post referendum sulla riforma costituzionale “occorre che le province siano rimesse in sesto – ha precisato Antonelli – partendo dal consolidamento delle funzioni amministrative, ma non solo quelle della viabilità e dell’edilizia scolastica riportando su questo ente intermedio tutte le tematiche territoriali per riparare all’impoverimento dei territori legato al fenomeno del centralismo regionale avviato a seguito della riforma Delrio. Province che offrano servizi ai comuni, come ad esempio la stazione unica appaltante, sul tema dell’informatizzazione, oppure, parlando di fondi europei, province che diventino Hub di progettazione e ricerca finanziamenti”.

“L’Italia non è quella delle città metropolitane – ha detto il presidente dell’Upi, Achille Variati ma quella dei territori, non quella degli 8 mila comuni, tanti, ma quella degli enti intermedi, che li raccoglie: lo sviluppo economico passa da lì ed è su quello che dobbiamo puntare. Il centralismo regionale ha visto diventare le regioni enti di gestione amministrativa, ma lo sanno far male. Oggi la provincia amministrata dai sindaci e dai consiglieri comunali è diventata la casa dei comuni:e l’esperimento è stato interessante perché si prendono decisioni che vanno al di là dell’ottica di contrapposizione, con delibere approvate a larga maggioranza.

Abbiamo ancora il problema delle risorse legato soprattutto alla legge 190 del 2014, con le province che in questi anni hanno fatto bonifici allo stato per diversi miliardi, soldi che in parte ci vengono restituiti, ma non basta ancora. Su questo versante con il nuovo governo occorre ripartire azzerando i meccanismi di distribuzione: è necessario partire dai livelli essenziali delle prestazioni, fissati con criteri e meccanismi oggettivi ed evidenziabili. In questo modo avremo quelli che sono i costi per assicurare, su edilizia scolastica e viabilità, i livelli essenziali delle prestazioni: non chiediamo 1 euro in più. C’è poi da affrontare la questione delle province che non chiudono i bilanci: con il nuovo governo apriremo una vertenza  perché non ne vada persa una e per queste occorrerà la costituzione di un fondo

Le province hanno anche una problematica sul personale: portare via competenze significava ovviamente perdere dipendenti (18 mila circa), e non era sbagliato. Però abbiamo avuto una moria di tecnici nelle province con il blocco totale delle assunzioni. Qualcosa si è mosso con la nuova finanziaria e potremo tornare ad assumere, a determinate condizioni finziarrie.

Ma sul fronte istituzionale cosa devono diventare le province? La Delrio – ha concluso Variati – era una legge ponte in attesa della riforma costituzionale che poi non è passata. Adesso occorre rivedere la legge 56 del 2014. Le province devono poter diventare il luogo in cui si riconducono altri enti intermedi. Si voleva semplificare cancellandole ma sono rimasti in vita una miriade di altri enti: in Italia abbiamo 84 Ato rifiuti, 69 Ato dell’acqua, 48 autorità di bacino. Ci sono 37 mila stazioni appaltanti. I numero potrebbe diventare 86 dimensionando le competenze sulle province.

Le province possono svolgere anche il ruolo di cattura dei finanziamenti europei: non saranno più quelle che conoscevamo 10 anni fa ma il luogo di servizio ai comuni”.

 

Pieno sostegno alla Provincia negli interventi che si sono succeduti, tra gli altri quello di Dino Sodini, presidente della Camera di commercio, del sindaco di Fivizzano, Paolo Grassi, del vice sindaco di Massa, Uilian Berti, dei segretari provinciali dei sindacati Paolo Gozzani (Cgil) e Andrea Figaia (Cisl) della preside dell’alberghiero di Marina di Massa, Maria Ramunno, a nome degli altri presidi e dell’onorevole Martina Nardi che nel suo intervento ha detto che “dobbiamo ridare dignità in termini democratici all’ente partendo dalla considerazione che ci sono enti intermedi che appesantiscono burocraticamente e che devono essere superati orientandoci in base alle esigenze dei cittadini”.

Pubblicato: 18 aprile 2018Ultima modifica: 10 luglio 2018
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