Si avvicina il 27 dicembre, la data che segna il 160° anniversario dell’istituzione della Provincia di Massa-Carrara con decreto del Dittatore delle Province Modenesi e Parmensi e Governatore delle Romagne, Luigi Carlo Farini avvenuta il 27 dicembre 1859: ne facevano parte 2 circondari (Massa e Carrara e Pontremoli) 10 mandamenti e 23 comuni per un totale di 109.072 abitanti.
Rovistando tra le memorie del vasto archivio storico possiamo trovare atti che hanno segnato la storia del nostro territorio, come, ad esempio, quando il consiglio provinciale espresse il suo parere sulla scelta di essere aggregati alla Toscana o alla Liguria.
Era il 7 maggio del 1861, a poco meno di un anno e mezzo dalla sua istituzione, e nella sala del “Palazzo Nazionale”, il Palazzo Ducale di Massa, su convocazione dell’Intendente Generale come Commissario del Re si riunì in seduta straordinaria il consiglio provinciale, come ci raccontano gli atti dati alle stampe dalla Regia Tipografia Frediani di Massa.
Dodici i protagonisti di quella seduta che si divisero sui due punti all’ordine del giorno sulla base della relazione del presidente, Cavalier Francesco Raffaelli: oltre all’appartenenza regionale era in discussione anche il mantenimento della Provincia e del Circondario di Pontremoli con le modificazioni territoriali più vantaggiose per le popolazioni.
Il consiglio si divise: il resoconto della seduta ci racconta di un tentativo, rispetto alla relazione presidenziale (che propendeva per la Toscana) da parte del consigliere Girolamo Giuliani, che sosteneva che il Circondario di Pontremoli dovesse appartenere ala Liguria ed il rimanente della Provincia di Massa (citata così negli atti della seduta) alla Toscana.
Prevalse la tesi presidenziale con 8 voti favorevoli e cinque contrari: tre erano gli elementi che la sostenevano, uno geografico, uno storico e uno relativo alla inclinazione delle popolazioni.
“Ritenuto che quella giogaja di monti denominato Molinatico, Gottaro e Cornovaglio siano il più naturale confine fra la Regione Toscana e la Ligure”: eccolo l’elemento geografico che emerge dalla relazione che prende in esame anche il più agile collegamento verso Pisa e Firenze, anche in chiave della futura scelta della capitale romana, non tralasciando gli aspetti economici degli scambi commerciali.
Lunghissimo l’excursus storico che porta a ritenere che “la maggiore e migliore parte della Lunigiana sia stata per più secoli unita alla Toscana”. Si citano i Liguri, gli Apuani, gli Etruschi, si scomoda “l’Arpinate” (Cicerone) passando per le annessioni del 1400 alla Repubblica Fiorentina (da Castiglione del Terziere a Bagnone e Fivizzano), dalle suddivisioni della Lunigiana del 1815 tra Firenze e Modena, fino alla quasi unanime aggregazione dei lunigianesi alla Toscana nel marzo 1848.
Infine l’atto di consiglio cita l’inclinazione delle popolazioni: “Ritenuto che in ogni precedente circostanza la massima parte dei Lunigianesi ha desiderato unirsi alla Toscana”: e nella relazione se ne citano diverse a cominciare da quella del 1647. “Pontremoli nel 1647 fu venduto (sic) alla Repubblica di Genova. Reclamò il popolo energicamente, fu rescisso il contratto, e si procedé ad altra vendita in favore di Ferdinando de’ Medici Gran Duca di Toscana, con soddisfazione ed allegrezza dei Pontremoesi”.
Si giunse quindi alla considerazioni finale: “E’ di parere che sia conveniente e utile per tutti i comuni e le loro frazioni che trovansi all’oriente di detta giogaja di essere compresi nella Regione Toscana”.