Le Alpi Apuane come forse molti non le hanno mai viste, declinate in diversi aspetti secondo specifiche chiavi di lettura: sono loro le protagoniste della mostra fotografica e documentaria che anima il Salone degli Svizzeri e il Grottesco di Palazzo Ducale, a Massa, a partire dal 10 febbraio 2024, giorno dell’inaugurazione (alle ore 17), fino al 31 marzo 2024.
Si tratta di circa 120 fotografie realizzate da Elia Pegollo e raccolte sotto il titolo emblematico “Alpi Apuane Montagne d’acqua” in un allestimento che torna a Palazzo Ducale a distanza di alcuni anni in una versione aggiornata e amplificata.
La mostra, che ha il patrocinio, tra l’altro, della Provincia di Massa-Carrara, è visitabile dal giovedì alla domenica con orario 16-19, l’ingresso è libero. Per le scuole è possibile prenotare, su appuntamento, la visita al mattino contattando attraverso un messaggio il numero telefonico 3348995624.
“La mostra ha diverse sfaccettature: quella principale è dedicata all’acqua- spiega Elia Pegollo – illustrando l’allestimento. Ci sono moltissime immagini che ritraggono le acque pure delle nostre montagne, quelle che ci ricordano la nostra infanzia lontana, e poi c’è qualche immagine invece delle acque inquinate, purtroppo, come capita spesso dalle nostri parti.
Una sezione particolare è dedicata ai fiori e alle essenze floristiche principali delle nostre montagne, ma anche alle piante più comuni che nascono direttamente dalle rocce. C’è poi la sezione del bosco visto nelle diverse stagioni. Ci sono le montagne innevate, quando nevicava ancora sulle Alpi Apuane, con moltissime immagini accattivanti delle Apuane ricoperte di neve.
Altri spaccati della mostra- continua Pegollo – riguardano le insidie nei confronti del nostro territorio e soprattutto da parte delle cave di alta quota, quelle che distruggono il nostro ambiente, quelle che non tengono nella minima considerazione le radici profonde della nostra identità.
Una particolare attenzione l’abbiamo posta anche nei confronti della geologia del nostro territorio, della sua capacità di assorbire l’acqua, di immagazzinarla e di custodirla negli acquiferi profondi.
Ci sono immagini recentissime come la Centaurea Montis Borlae unica nel globo terrestre che si vede esclusivamente in una nicchia particolare tra il Borla e la Foce di Pianza e che è l’endemismo che ci caratterizza proprio a livello planetario perché vive solo ed esclusivamente in questa piccola nicchia dissacrata dalla presenza di cave che stanno distruggendo una delle particolarità botaniche più importanti della nostra zona.
Abbiamo poi altre piante straordinarie, come la silene lanuginosa, che nasce direttamente dai sassi, la sassifraga callosa. Un’altra pianta particolarissima è la Rosa Serafinii che vive soltanto in 2 stazioni della Apuane, sul Carchio e il monte Cavallo delle Apuane meridionali. Quella – aggiunge Pegollo – è stata una delle poche vittorie della Pietra Vivente nel tempo: siamo riusciti a far chiudere una cava che toglieva praticamente l’habitat a questa pianta. È una delle poche cose che siamo riusciti a fare attraverso la nostra presenza sul territorio con La Pietra Vivente che ormai supera i 30 anni essendo nata nel 1991 e che ha come scopo precipuo quello di dare voce a chi voce non ha nel nostro sistema: agli animali, ovviamente, alle piante ma anche alle popolazioni, agli ultimi del mondo”.